Non sono morto, ho solo avuto parecchio da fare. L’incipit è necessario, visto che molti mi hanno scritto chiedendo dove ero finito. Occupato a salvare quella parte di mondo nella quale sono abitualmente impegnato ho messo un attimo in secondo piano le mie web-elucubrazioni: that’s all. Ritorno con la prima novità dell’era Fanucci: il primo libro di JLBurke edito dalla casa editrice romana uscirà il 28 maggio. Il titolo è: L’URLO DEL VENTO. Un salutone alla grande esperienza i Meridiano Zero, quindi, e un benvenuto ai nuovi editori. Sperando che tutto proceda per il megio e che la visibilità del grande Jim possa migliorare…

 Come giustamente mi fa notare Stefano in un suo post (thanks), “la traduzione di Pegasus era impossibile da prevedere”. Ma quale è questo benedetto titolo? Eccolo qui: PRIMA CHE L’URAGANO ARRIVI, con tanto di cover già presente sul sito di Meridiano Zero tra i libri prossimamente in uscita (http://www.meridianozero.it/pea/index.htm). Prometto due cose a chi segue questo sito (ma chi lo segue? Fatevi conoscere, visto che dai report vedo che ci siete……): 1 – Jim mi ha promesso una breve nota sul libro: la pubblicherò nei prossimi giorni; 2 – anche Marco Vicentini di Meridiano Zero mi racconterà qualcosa sull’edizione, e quindi ne parleremo con lui.  Per ora bastino due righe, prese da Publisher weekly: “Enriched by the presence of the resourceful yet flawed Dave Robicheaux—probably the most fascinating protagonist in contemporary crime fiction—as well as complex characterizations, luminous prose, and profound observations of human nature at its best and worst, James Lee Burke’s new novel may be his very best.” La definizione di Dave Robicheaux come il protagonista più affascinante della conemporanea letteratura noir e di questo libro come “forse la migliore” di Burke, sono allettanti anticipi del libro. Che sarà in libreria da febbraio….

RABBIA A NEW ORLEANS

dicembre 30, 2007

  Il titolo di un libro è una scommessa. Quando uno l’azzecca ha il destino dalla sua. Nel 94 Jim Burke ne ha vinta una centrando un titolo secco e perfetto – Dixie city jam – e confezionando uno dei suoi capolavori assoluti, usciti in Italia con il titolo (mica male anche questo) di Rabbia a New Orleans (Baldini e Castoldi). La narrazione è una visione ebbra, un hard boiled visionario e fuori controllo: un sommergibile nazista sui fondali del Golfo del Messico, un manipolo di folli che cercano di recuperarlo, Dave Robicheaux che si trova in mezzo alle macchinazioni di ingenui, di artisti e di criminali. Nelle sue vicende personali, Dave è felicemente sposato con Bootsie, mente la figlia Alafair cresce, il fido aiutante Batist si occupa di esche, barchini e canne da pesca al cottage sul bajou Teche e Clete Purcel si diverte a distruggere case, auto e dentiere dei soliti mafiosi di New Orleans. Mentre tutto questo va avanti come scritto nel destino del mondo, appare dall’inferno dell’uomo il signor Will Buchalter. Nelle 352 pagine del libro, Buchalter – che non è “solo” nazista, ma che porta dentro di se una visione di cui il nazismo, la fratellanza ariana è solo una parte della recita –  fa tempo a umiliare Bootsie e a far scorrere torrenti di sangue, sempre accompagnato da una donna suo pari, Marie Guilbeaux.

La visione che lascia dentro l’epilogo di Dixie City Jam è inquietante: i cattivi muoiono, per fortuna. Non c’è altra giustizia per loro che la morte, sanguinosa e cruenta. Dave, Clete e l’agente Lucinda Bergeron osservano la morte mentre si prende il frutto delle sue vincite al banco. Le ultime righe sono un sotterfugio esistenziale, per evitare di far iniziare la vita di un ragazzino sotto la stella del sangue: solo Jim poteva pensarci. Si vede che ha dei figli.

Il libro è strepitoso. Uno dei più belli in assoluto della produzione di Burke. Come sempre il sangue non è gratuito. I cattivi non sono maniaci per nulla. Non c’è ombra di serial killer. Ognuno ha un movente. Ognuno ha una “causa”. Voto altissimo per un libro che ho già riletto un 5-6 volte.