Eccolo: è arrivato. L’URLO DEL VENTO è in libreria. La cover è decisamente simile a quella dell’originale Tin roof blowdown e più in generale delle edizioni Simon & Schuster, le originali americane, compreso il lettering – sparatissimo – del nome dell’autore, . Il libro è di gran formato e di 448 pagine. E’ un nuovo capitoo della vita terrena di Dave Robicheaux, questa volta alle prese con la scomparsa del suo amico d’infanzia Jude LeBlanc, diventato prete e “scomparso” durante i giorni tragici di Katrina.
Una curiosità: all’occhio attento non può sfuggire che la cover italiana ha un trombonista che spinge sui bassi, mentre la cover americana ha un sassofonista nel bel mezzo di un altissimo…

 Come giustamente mi fa notare Stefano in un suo post (thanks), “la traduzione di Pegasus era impossibile da prevedere”. Ma quale è questo benedetto titolo? Eccolo qui: PRIMA CHE L’URAGANO ARRIVI, con tanto di cover già presente sul sito di Meridiano Zero tra i libri prossimamente in uscita (http://www.meridianozero.it/pea/index.htm). Prometto due cose a chi segue questo sito (ma chi lo segue? Fatevi conoscere, visto che dai report vedo che ci siete……): 1 – Jim mi ha promesso una breve nota sul libro: la pubblicherò nei prossimi giorni; 2 – anche Marco Vicentini di Meridiano Zero mi racconterà qualcosa sull’edizione, e quindi ne parleremo con lui.  Per ora bastino due righe, prese da Publisher weekly: “Enriched by the presence of the resourceful yet flawed Dave Robicheaux—probably the most fascinating protagonist in contemporary crime fiction—as well as complex characterizations, luminous prose, and profound observations of human nature at its best and worst, James Lee Burke’s new novel may be his very best.” La definizione di Dave Robicheaux come il protagonista più affascinante della conemporanea letteratura noir e di questo libro come “forse la migliore” di Burke, sono allettanti anticipi del libro. Che sarà in libreria da febbraio….

IN THE MOON OF RED PONIES

gennaio 14, 2008

 Nel 2004 Burke da alle stampe In the moon of red ponies. Me ne sono procurato una copia dell’edizione 2005 della britannica Orion Book, che riporta in cover le recensioni della stampa inglese, tra cui quella entusiasta dell’Evening standard, che ne parla come “dell’opera più ambiziosa di tutta la bibliografia di Burke. Il libro non solo è il lavoro più complesso di JLB, ma anche senza dubbio il suo più bel romanzo”. Non entro nel merito dell’eventuale classifica, ma di certo il libro affascina e colpisce. Premetto che non ho un inglese così mostruoso da leggere un libro in lingua e da coglierne profondità e sfumature, ma anche per un fruitore medio dell’inglese-scritto le 385 pagine di In the moon sono un bel gioco di “perdizioni e redenzioni”, come ha scritto l’importante Literary review. Il romanzo non è un’avventura di Robicheaux, bensì l’ultima (in ordine di tempo) vicenda di Billy Bob Holland, avvocato texano, che ha trasferito via e professione in quel di Missoula, che poi è la cittadina dove vive attualmente il nostro caro Burke. Il libro inizia proprio da qui: “Il mio ufficio di avvocato era situato nella vecchia piazza del tribunale di Missoula, Montana”. Protagonisti della vicenda sono il pellerossa e decorato di guerra per l’operazione Desert Storm Johnny American Horse, il cowboy da rodeo Wyatt Dixon, uomo di rara perversione naturale. La vicenda di Dixon si intreccia con la vicenda familiare di Holland perché anni prima il simpatico cowboy ha mezzo bruciato viva la moglie di Holland, Temple, una detective dai mezzi piuttosto sbrigativi. Le vie della giustizia si concentrano verso Johnny e Wyatt per futivili motivi, ignorando che stanno per scoperchiare un vaso di Pandora. Quando l’irreparabile è già accaduto, la violenza esplode da parte di Karsten Mabus, potente boss delle terre del Montana e soprattutto trafficante di sostanze chimiche verso mezzo mondo, Saddam Hussein compreso; la violenza coinvolge Billy Bob, ma si concentra verso Darrel McComb, detective testardo di Missoula. Il finale – anticipo l’epilogo senza nulla togliere alla storia – vede Bily Bob e Temple in felice attesa di un figlio, sereni, ma anche certi duna tragica verità: “Il mio più grave peccato è stata la presunzione che la violenza, in questo caso il tentativo di assassinare Marsten Mabus, può cambiare la storia in meglio”. Uno sguardo morale, biblico – con tanto di richiamo al San Pietro che sguaina la spada sul Getsemani – sulla storia.

RABBIA A NEW ORLEANS

dicembre 30, 2007

  Il titolo di un libro è una scommessa. Quando uno l’azzecca ha il destino dalla sua. Nel 94 Jim Burke ne ha vinta una centrando un titolo secco e perfetto – Dixie city jam – e confezionando uno dei suoi capolavori assoluti, usciti in Italia con il titolo (mica male anche questo) di Rabbia a New Orleans (Baldini e Castoldi). La narrazione è una visione ebbra, un hard boiled visionario e fuori controllo: un sommergibile nazista sui fondali del Golfo del Messico, un manipolo di folli che cercano di recuperarlo, Dave Robicheaux che si trova in mezzo alle macchinazioni di ingenui, di artisti e di criminali. Nelle sue vicende personali, Dave è felicemente sposato con Bootsie, mente la figlia Alafair cresce, il fido aiutante Batist si occupa di esche, barchini e canne da pesca al cottage sul bajou Teche e Clete Purcel si diverte a distruggere case, auto e dentiere dei soliti mafiosi di New Orleans. Mentre tutto questo va avanti come scritto nel destino del mondo, appare dall’inferno dell’uomo il signor Will Buchalter. Nelle 352 pagine del libro, Buchalter – che non è “solo” nazista, ma che porta dentro di se una visione di cui il nazismo, la fratellanza ariana è solo una parte della recita –  fa tempo a umiliare Bootsie e a far scorrere torrenti di sangue, sempre accompagnato da una donna suo pari, Marie Guilbeaux.

La visione che lascia dentro l’epilogo di Dixie City Jam è inquietante: i cattivi muoiono, per fortuna. Non c’è altra giustizia per loro che la morte, sanguinosa e cruenta. Dave, Clete e l’agente Lucinda Bergeron osservano la morte mentre si prende il frutto delle sue vincite al banco. Le ultime righe sono un sotterfugio esistenziale, per evitare di far iniziare la vita di un ragazzino sotto la stella del sangue: solo Jim poteva pensarci. Si vede che ha dei figli.

Il libro è strepitoso. Uno dei più belli in assoluto della produzione di Burke. Come sempre il sangue non è gratuito. I cattivi non sono maniaci per nulla. Non c’è ombra di serial killer. Ognuno ha un movente. Ognuno ha una “causa”. Voto altissimo per un libro che ho già riletto un 5-6 volte.

 Billy Bob Holland è un po’ il secondo figlio di James Lee Burke. E come tale è un po’ invidioso del primogenito. Non gli si può dar torto, vista l’importanza che Dave Robicheaux ha nella produzione di Jim mentre Billy non ha che pochi titoli al suo “arco”. C’è però da dire che dando vita a Holland, l’autore tenta una costruzione letteraria nuova, evitando accuatamente i paragoni con l’ormai famoso Dave: siamo nel Texas, Billy Bob è un avvocato in una cittadina che i pionieri hanno costruito al limitare del deserto, Deaf Smith (nella foto: il Country museum della cittadina). Nel suo presente qualche causa di divorzio, poche cose importanti, e un senso limpidissimo della giustizia. Nel suo passato alcune macchie informi, qualcosa di pesante e mai chiarito e un fantasma, quello di un certo L.Q. Navarro, che ogni tanto visita i suoi momenti insonni dell’alba. Il primo capitolo di Terra violenta (1997, Oscar Mondatori) aiuta a inoltrarsi nel profilo di questo nuovo personaggio, discentente di un Holland già protagonista di Two for Texas (adoro questo vezzo di Burke di collegare insieme alcuni suoi personaggi anche a distanza di un decennio…), che si trova a difendere un ragazzo, Lucas Smoothers, arrestato con l’accusa di aver violentato e ucciso una ragazza. Solo il tempo dirà che Lucas è in realtà figlio naturale di Billy Bob e che ben altri sono gli assassini. Tra morti di morte violenta, dialoghi (al solito) serrati e senza fronzoli, agenti più o meno integerrimi e uomini potenti senza più morale, nasce il personaggio Holland (Terra violenta è il suo esordio), destinato a crescere lentamente, ma con efficacia. Per “riposizionarlo” in un luogo più attuale, Jim lo farà in breve “trasferire” a Missoula, dove l’avvocato apre un nuovo studio e dove è ambientato In the moon of red ponies. Missoula, vale a dire il luogo dove Burke vive attualmente…

Non volendo attendere le calende greche, mi sono procurato una copia americana di Jesus out to the sea, edizioni Simon and Schuster. Ne valeva la pena. Sono undici racconti, 240 pagine, scritti da James Lee Burke in un arco temporale che va dal 1992 (Winter light, pubblicato in Epoch) al 2007 (l’ultimo racconto ad aver visto la luce è Mist, uscito su The southern review). Non faccio finta di conoscere l’inglese meglio di quanto lo conosca, ciò vuol dire che molte cose mi sfuggono, però mi sono goduto per quanto mi è possibile questa lettura, soprattutto sapendo che questi racconti non sono ancora in circolazione. Chissà se Marco Vicentini pensa di editarlo in italiano (Marco: dacci qualche lume….). Racconti di bambini e di violenze (The molester), di santità (Texas city 1947), di jazz e di rock’n’roll (bellissimo The day Johnny Ace died). Il racconto che titola la raccolta è stupendo. Nelle ore immediatamente successive Katrina e la grande inondazione di New Orleans, il protagonista, su una barca insieme al suo amico Miles, ripensa agli anni in cui era bambino. Cresceva con Miles e suo fratello Tony, imparando ad apprezzare il jazz prima di diventare un buon musicista. Poi il Vietnam e le gang si erano portate via l’innocenza dei tre amici, di cui uno – Tony – è probabilmente morto in uno scontro tra corrieri della cocaina in Sudamerica. Ora l’uragano e l’indifferenza degli States si stavano portando via anche la loro città. L’unica cosa che rimane, alla fine del racconto, è un Cristo di legno, portato dalla marea, per le strade di New Orleans. Le ultime righe del racconto sembrano un quadro oppure una scena da un film neorealista. “Galleggia di fianco a noi il grande Crocifisso di legno, divelto dalla chiesa che c’è in fondo alla mia strada. E’ sulla sua schiena, le braccia spalancate, le onde che scivolano sulla sua pelle. I buchi nelle sue mani sembrano petali di bouganvillea sulle pareti di una chiesa. Gli chiedo cosa è successo. Lui mi guarda a lungo, come se fossi veramente duro a capire. “Ah, si, ho capito cosa intendi. E’ esattamente quello che pensavo”, gli dico, non volendo mostrare quanto sono tonto. Ma considerando la compagnia con cui mi sono ritrovato – Gesù e Miles e Tony che ci attende da qualche parte – credo di non aver nessun problema con il mondo”. Aggiungo solo una cosa: leggo i libri di Burke con grande rispetto verso l’opera di un uomo e di uno scrittore, che ha una grande onestà intellettuale e umana. Questi racconti mi colpiscono per la densità del loro ritrarre. Per la presenza insopprimibile di una cosa eterna: la pietà. Nelle tredici pagine del racconto che titola il tutto, scorrono vite intere rilette alle luce della grande distruzione, lasciando una parola finale alla speranza. Che spettacolo….. 

TWO FOR TEXAS

novembre 6, 2007

 Uscito nel 1982 negli Usa e nel 2004 in Italia, Two for Texas è stato il quarto titolo di JLB. Non ha ancora “creato” Dave Robicheaux e si immerge in un affresco storico-popolare. La vicenda è quella di Son Holland e di Hugh Allison, due evasi da un penitenziario nei pressi di Baton Rouge. Siamo nel 1835. Sulle tracce dei due si mette Emile Landry, il sadico guardiano dei prigionieri, e li seguirà per una peregrinazione lunga mesi, che passa dagli accampamenti delle tribù tonkawa, dai saloon e dai bordelli del basso Texas, fino a concludersi in un fatto storico, vale a dire la battaglia di San Jacinto, il 21 aprile 1936. Sam e Hugh si sono arruolati nell’esercito di Sam Houston, mentre Landry è finito tra le fila dei messicani invasori del generale Antonio Lopez de Santa Anna. Gli ultimi tre capitoli del libro sono un ritratto storico stupendo, con i soldati di Houston che avanzano al grido (autentico) di  “ricordatevi di Goliad, ricordatevi di Alamo” (sia il massacro di Goliad, 34o prigionieri texani massacrati gratuitamente, che Alamo erano appena avvenuti nel mese di marzo), mentre Son e Hugh combattono per lo stato della stella solitaria, per la propria sopravvivenza e per scovare ed eliminare per sempre Laundry. Il romanzo storico (che in Europa ha visto Walter Scott, Alessandro Manzoni e Victor Hugo come maestri assoluti) non aveva ancora dato negli States frutti maturi: forse Two for Texas è tra i primissimi esempi “compiuti”. Un’ultima aggiunta, un “particolare”. Son Holland è antenato di Billy Bob Holland, che vedrà la luce solo qualche anno più tardi in Terra violenta (Cimarron Rose)….

PIOGGIA AL NEON

ottobre 14, 2007

   L’apparire di Pioggia al neon in libreria (alcuni anni fa e poi ora che Meridiano Zero l’ha ripubblicato) ci riporta “all’inizio” della vicenda di Dave Robicheaux e dell’opera di James Lee Burke. Il libro è del 1987 (pubblicato negli Usa da Henry Holt & Company). La storia inizia nei giorni che precedono un’esecuzione capitale e termina con una vecchina di colore che sale sul tram e dice “Pioverà a catinelle stasera”. In mezzo ci stanno tante cose: il tentato omicidio del fratello di Dave, Jimmie, le morti brutali di alcuni buoni e di alcuni cattivi, un traffico internazionale d’armi in cui sono coinvolti mafiosi, gangsters, killer e vecchi militari nobili nell’onore, ma senza più bussola morale. In mezzo – tra giovani puttane, junkie e cinema porno – ci stanno i guai del tenente della omicidi di New Orleans, Dave Robicheaux, che nel dipanarsi della vicenda se la vede bruttissima con i fantasmi del suo passato (o presente….) da alcolista e con un collega-amico (Clete Purcel) simpatico, quanto inguaiato personalmente e ambiguo in certe “scelte professionali”. C’è anche qualche raggio di sole, nella vita del tenente, che infatti (a pag. 42) incontra e ama un’assistente sociale, Annie Ballard, “sotto i 30, capelli mossi dal vento e grandi occhi“, che diventerà sua moglie.
Ma in mezzo, nel cuore della storia, tra l’esecuzione nel carcere di Angola e l’epilogo, ci stanno i colori, gli odori, la musica e i sapori di New Orleans, della sua terra, della sua gente. Qui sta la novità assoluta. C’è tanta gente che mangia poor boy, una sorta di maxi panino farcito con insalata, salsa cajun, ostriche e gamberetti. C’è Dave che si mangia beignet al Cafè du Monde (che è un posto abitualmente frequentato da Burke: chi non c’è stato deve provare ad immaginarselo: un locale di metà Ottocento, in legno e ghisa, tutto verde e giallo, con le poltroncine in pelle blu e rossa; è stato ri-sistemato dopo Katrina). C’è tanto blues (come ha scritto Marco Denti nel magnifico pezzo da noi pubblicato) e ci sono tante riflessioni-blues. C’è anche tanta “presenza religiosa”: Dave è cattolico e tra una sbronza e un omicidio tenta di affidare la sua anima a Dio. C’è tanta vita, tanta realtà, tanto sguardo partecipato alle cose. Si seguono le pagine e “si vive New Orleans e la Louisiana” così come Simenon faceva vivere Parigi.
In tutto questo dispiegarsi di vita e letteratura, Robicheaux nasce come personaggio, mentre James Lee Burke nasce come autore (anche se ha già pubblicato sei titoli). La letteratura “non di genere” ha trovato un nuovo autore da seguire. Gli appassionati del noir hanno un nuovo personaggio da seguire. Questo accadeva nell’87. Ri-leggere oggi Pioggia al neon oppure leggerlo per la prima volta conferma la grandezza dell’esordio. Non è un giallo. Non è un noir. E’ un ROMANZO. La differenza non sto a spiegarla….  

  

Ecco l’elenco completo delle opere di James Lee Burke. Non tutte sono edite in Italia. E non tutte hanno Dave Robicheaux come protagonista. L’anno si riferisce all’edizione originale. Il titolo in grassetto all’edizione italiana e – dove inedito nel nostro Paese – all’originale. 1965, Half of Paradise (inedito in Italia)
1970
, To the Bright and Shining Sun (inedito in Italia):
nella foto la cover della prima edizione

1971, Lay Down My Sword and Shield (inedito in Italia)
1982, Two for Texas
(Two for Texas), Meridiano Zero.
1985, The Convict and other stories (inedito in Italia)
1986, The Lost Get-Back Boogie (inedito in Italia)
1986,
Pioggia al neon (The Neon Rain), Baldini & Castoldi, con Dave Robicheaux
1988
Prigionieri del cielo (Heaven’s Prisoners), Baldini & Castoldi, con Dave Robicheaux
1989, Black Cherry Blues (Black Cherry Blues), Gialli Mondadori, con Dave Robicheaux
1990, Autunno caldo a New Orleans (A Morning for Flamingos), Gialli Mondadori, con Dave Robicheaux  
1992, Piccola notte Cajun (A Stained White Radiance), Gialli Mondadori, con Dave Robicheaux
1993, L’occhio del ciclone (In the Electric Mist with the Confederate Dead), Gialli Mondadori, con Dave Robicheaux
1994, Rabbia a New Orleans (Dixie City Jam), Baldini & Castoldi, con Dave Robicheaux
1995, L’angelo in fiamme (Burning Angel), Baldini & Castoldi, con Dave Robicheaux
1996, La palude dell’odio (Cadillac Jukebox ), Gialli Mondadori, con Dave Robicheaux
1997, Terra violenta (Cimarron Rose), Gialli Mondadori, con Billy Bob Holland
1998, Sunset Limited (Sunset Limited), Meridiano Zero, con Dave Robicheaux
1999, Heartwood, con Billy Bob Holland (inedito in Italia)
2000, Il mio nome è Mae Robicheaux (Purple Cane Road), Gialli Mondadori, con Dave Robicheaux
 
2001, Bitterroot, con Billy Bob Holland (inedito in Italia)
2002, La ballata di Jolie Blon (Jolie Blon’s Bounce), Meridiano Zero, con Dave Robicheaux
2002, White Doves at Morning (inedito in Italia)
2003, Ultima corsa per Elysian fields (Last car to Elysian Fields),  Meridiano Zero, con Dave Robicheaux
2004, In the Moon of Red Ponies, con Billy Bob Holland (inedito in Italia)
2006, Ti ricordi di Ida Durbin (Pegasus descending), Meridiano Zero, con Dave Robicheaux
2007, Jesus Out to sea (inedito in Italia)
2007, The tin roof blowdown, con Dave Robicheaux (inedito in Italia
)
in Italia)