Eccolo: è arrivato. L’URLO DEL VENTO è in libreria. La cover è decisamente simile a quella dell’originale Tin roof blowdown e più in generale delle edizioni Simon & Schuster, le originali americane, compreso il lettering – sparatissimo – del nome dell’autore, . Il libro è di gran formato e di 448 pagine. E’ un nuovo capitoo della vita terrena di Dave Robicheaux, questa volta alle prese con la scomparsa del suo amico d’infanzia Jude LeBlanc, diventato prete e “scomparso” durante i giorni tragici di Katrina.
Una curiosità: all’occhio attento non può sfuggire che la cover italiana ha un trombonista che spinge sui bassi, mentre la cover americana ha un sassofonista nel bel mezzo di un altissimo…

Ci siamo: domani esce il nuovo libro di Jim Burke, L’urlo del vento, edizion italiana di The Tin Roof Blowdown. E’ il primo titolo del nuovo editore italiano Fanucci. Abbiamo telefonicamente fatto due chiacchere con Sergio Fanucci: eccole….

WALTERGATTI: Ci può illustrare le ragioni della scelta di Fanucci di prendere in scuderia James Lee Burke?
SERGIO FANUCCI: Non dovrebbe essere cosa strana la scelta di un editore di inserire tra le proprie proposte un autore straordinario come Burke. Per me il discorso poi è anche personale, perché alla base della scelta c’è il fatto che lo seguo da anni e quindi quando si è presentata l’opportunità di x non me la sono lasciata sfuggire. Dal punto di vista editoriale sono convinto che ci siano le basi per un’operazione importante che porti all’allargamento dell’orizzione dei suoi lettori e al miglioramento della distribuzione delle sue opere.

WG: Come mai a suo parere le opere di Jim hanno avuto un andamento pieno di alti e bassi e non l’hanno ancora “consacrato” presso il nostro pubblico?
SF: Molti autori americani hanno uno straordinario successo italiano e viceversa. Prendiamo Landsdale: in Italia ha più successo che negli Usa. Ci sono alcuni meccanismi di pura alchimia che portano a far decollare un autore, non c’è una regola. A volte dipende dai periodi, altre volte dal prezzo, dal momento di sensibilità dell’istante oppure dal peso dell’autore nella scuderia dell’editore…

WG: Ecco: quanto peserà Burke nella scuderia Fanucci?
SF: Rispondo sottolineando solo che Burke esce in collana rilegata, che lanciamo ad un prezzo di 18.50€. Abbiamo scelto di proporre i suoi ultimissimi titoli, per affermare che per noi non è solo un autore di recupero, ma di best seller contemporanei. Insomma, per Fanucci diviene l’autore di punta: in primavera-estate è lui il nostro nome forte con una tiratura 3/4 volte più importante di quella di Meridiano Zero, il suo editore precedente.

WG: Ci sarà spazio nel futuro anche per i romanzi non ancora usciti in Italia? Ad esempio per i titoli inediti con B.B.Holland?
SF: Questo è un discorso complesso. Non si possono pubblicare più di 1-2 titoli all’anno, perché il pubblico che chiede tanto di un unico autore è minoritario e ovviamente noi non possiamo irritare ne il libraio ne il lettore.

WG: E tra qualche mese anche l’uscita al cinema dell’Occhio del ciclone potrà contribuire a far conoscere Burke….
SF: Sicuramente si. Il film potrebbe aiutare il nostro percorso progettuale. Siamo in semina. Non stiamo ancora raccogliendo. Se seminiamo bene….

 

Finalmente è uscito: Prima che l’uragano arrivi è nei negozi. Ovviamente è anche sul mio comodino. Mi sono precoccupato di dirlo a Jim Burke. Gli ho detto “il tuo nuovo titolo è in libreria anche in Italia”. E lui mi ha gentilmente inviato una mail da “girare” a tutti i lettori. Eccola: “Hello, Walter, I hope the readers of your website and blog enjoy Pegasus Descending. I made use of the legend of Pegasus the winged horse of mythology and his rider Bellerophon, who was thrown to his death as a result of pride. Anyway, I think the novel is one of the best in the Dave Robicheaux series. All the best to you and the visitors to your website. James Lee Burke” Il messaggio di Jim più o meno suona così:“Spero che i lettori del tuo sito apprezzino Pegasus descending. L’ho scritto basandomi sulla leggenda di Pegaso, il cavallo alato della mitologia, e del suo cavaliere Bellerofonte, che fu colpito a morte a causa del suo orgoglio. In ogni caso, credo che il romanzo sia uno dei migliori della serie di Dave Robicheaux. Auguro il meglio a tutti voi. JLB”. Che dire? Buona lettura. Tra qualche giorno le “mie” reazioni-riflessioni. Se nel frattempo qualcuno l’ha già terminato e vuol inviare le sue elucubrazioni, ben venga: sarà pubblicato in pompa magna…..

BYE BYE BURKE…..

febbraio 15, 2008

Avevamo scritto “me lo tengo stretto”, ma non è andata esattamente così. “Beh, certo che mi dispiace perderlo, era il nome su cui avevo puntato di più…….” Marco Vicentini me lo dice senza troppi fronzoli: la perdita di Burke da parte della scuderia di Meridiano Zero è di quelle che “fan soffrire”. “Per fortuna che ho ancora un suo ottimo titolo in uscita: Prima che l’uragano arrivi sarà un successone, ne son convinto, come è vero che tutti gli ultimi suoi titoli han visto un progressivo aumento dei suoi lettori”. Il testimone sarà poi raccolto da Fanucci Editore, che probabilmnte si troverà a gestire anche il “dopo” dell’uscita sugli schermi di In the electric mist, il film di Tavernier con Tommy Lee Jones nei panni di Dave Robicheaux. Come farà Meridiano zero a “elaborare il lutto”? “Diciamo che continueremo a lavorare con tranquillità, cercando di puntare su pochi titoli di alta qualità, senza farci prendere dall’ansia del mercato, proseguendo in fin dei conti sulla strada che abbiamo battuto sino ad ora”. Siamo davanti a un piatto di pasta (lui arrabbiata, io frutti di mare), in un pranzo veneto piuttosto freddo. Il nuovo libro di Burke sarà nelle librerie tra pochi giorni (“diciamo subito dopo il 20 febbraio….”). Perché avete scelto questo titolo? Marco sorride tra un boccone e l’altro e alza il baffetto padano: “Le pagine finali del romanzo evocano l’uragano Katrina che incombe su New Orleans e sul bajou, così ci è sembrato interessante suggerire questo cataclisma in arrivo, che pare un analogo naturale del cataclisma umano raccontato dalla storia stessa. Non ci è sembrato forzato evitare il richiamo al Pegaso del titolo originale”. Ma chissà se a lui, all’editore, questo nuovo libro è piaciuto, lui che per esperienza e frequentazione linguistica i libri li legge direttamente nella lingua originaria…. “Mi è piaciuto, molto, davvero. Sicuramente uno dei migliori di JLB”. Un ultima cosa, prima di salutarci: la tua miglior freccia nell’arco del post-Burke? “Un libro di un italiano”, confessa Marco Vicentini, “Acqua storta di R.L.Carrino, un libro duro e non convenzionale sul mondo della camorra. Una vera sorpresa……”. Ci fidiamo…….

  Hello a tutti: un “fedele lettore” (non so se è vero, ma io la vendo così…..) scrive: “Salve, sono Stefano, chiedevo se ci sono sviluppi a riguardo delle novita’ editoriali anticipate. Pegasus descending a quando? Il nuovo editore è ufficiale? A me dispiace un po’, le edizioni “meridiano zero” le apprezzo molto”. A Stefano e chi altro ha la stessa curiosità, rispondo così: Pegasus descending dovrebbe ucire nella seconda metà di febbraio. Marco Vicentini, cioè Meridiano zero, mi ha detto che data e titolo definitivo dovrebbero esserci per la prossima settimana. Appena riesco a carpire le informazioni ovviamente le rendo pubbliche qui.
Per quanto riguarda il “nuovo editore”, non mi pronuncio. Spero che faccia bene come Meridiano zero.
Ultima “sorpresa”: In the electric mist, il film di Tavernier con Tommy Lee Jones, uscirà sugli schermi dei cinema francesi il 28 marzo. Speriamo di non dover attendere Natale per vederlo in Italia…..

IN THE MOON OF RED PONIES

gennaio 14, 2008

 Nel 2004 Burke da alle stampe In the moon of red ponies. Me ne sono procurato una copia dell’edizione 2005 della britannica Orion Book, che riporta in cover le recensioni della stampa inglese, tra cui quella entusiasta dell’Evening standard, che ne parla come “dell’opera più ambiziosa di tutta la bibliografia di Burke. Il libro non solo è il lavoro più complesso di JLB, ma anche senza dubbio il suo più bel romanzo”. Non entro nel merito dell’eventuale classifica, ma di certo il libro affascina e colpisce. Premetto che non ho un inglese così mostruoso da leggere un libro in lingua e da coglierne profondità e sfumature, ma anche per un fruitore medio dell’inglese-scritto le 385 pagine di In the moon sono un bel gioco di “perdizioni e redenzioni”, come ha scritto l’importante Literary review. Il romanzo non è un’avventura di Robicheaux, bensì l’ultima (in ordine di tempo) vicenda di Billy Bob Holland, avvocato texano, che ha trasferito via e professione in quel di Missoula, che poi è la cittadina dove vive attualmente il nostro caro Burke. Il libro inizia proprio da qui: “Il mio ufficio di avvocato era situato nella vecchia piazza del tribunale di Missoula, Montana”. Protagonisti della vicenda sono il pellerossa e decorato di guerra per l’operazione Desert Storm Johnny American Horse, il cowboy da rodeo Wyatt Dixon, uomo di rara perversione naturale. La vicenda di Dixon si intreccia con la vicenda familiare di Holland perché anni prima il simpatico cowboy ha mezzo bruciato viva la moglie di Holland, Temple, una detective dai mezzi piuttosto sbrigativi. Le vie della giustizia si concentrano verso Johnny e Wyatt per futivili motivi, ignorando che stanno per scoperchiare un vaso di Pandora. Quando l’irreparabile è già accaduto, la violenza esplode da parte di Karsten Mabus, potente boss delle terre del Montana e soprattutto trafficante di sostanze chimiche verso mezzo mondo, Saddam Hussein compreso; la violenza coinvolge Billy Bob, ma si concentra verso Darrel McComb, detective testardo di Missoula. Il finale – anticipo l’epilogo senza nulla togliere alla storia – vede Bily Bob e Temple in felice attesa di un figlio, sereni, ma anche certi duna tragica verità: “Il mio più grave peccato è stata la presunzione che la violenza, in questo caso il tentativo di assassinare Marsten Mabus, può cambiare la storia in meglio”. Uno sguardo morale, biblico – con tanto di richiamo al San Pietro che sguaina la spada sul Getsemani – sulla storia.

 Billy Bob Holland è un po’ il secondo figlio di James Lee Burke. E come tale è un po’ invidioso del primogenito. Non gli si può dar torto, vista l’importanza che Dave Robicheaux ha nella produzione di Jim mentre Billy non ha che pochi titoli al suo “arco”. C’è però da dire che dando vita a Holland, l’autore tenta una costruzione letteraria nuova, evitando accuatamente i paragoni con l’ormai famoso Dave: siamo nel Texas, Billy Bob è un avvocato in una cittadina che i pionieri hanno costruito al limitare del deserto, Deaf Smith (nella foto: il Country museum della cittadina). Nel suo presente qualche causa di divorzio, poche cose importanti, e un senso limpidissimo della giustizia. Nel suo passato alcune macchie informi, qualcosa di pesante e mai chiarito e un fantasma, quello di un certo L.Q. Navarro, che ogni tanto visita i suoi momenti insonni dell’alba. Il primo capitolo di Terra violenta (1997, Oscar Mondatori) aiuta a inoltrarsi nel profilo di questo nuovo personaggio, discentente di un Holland già protagonista di Two for Texas (adoro questo vezzo di Burke di collegare insieme alcuni suoi personaggi anche a distanza di un decennio…), che si trova a difendere un ragazzo, Lucas Smoothers, arrestato con l’accusa di aver violentato e ucciso una ragazza. Solo il tempo dirà che Lucas è in realtà figlio naturale di Billy Bob e che ben altri sono gli assassini. Tra morti di morte violenta, dialoghi (al solito) serrati e senza fronzoli, agenti più o meno integerrimi e uomini potenti senza più morale, nasce il personaggio Holland (Terra violenta è il suo esordio), destinato a crescere lentamente, ma con efficacia. Per “riposizionarlo” in un luogo più attuale, Jim lo farà in breve “trasferire” a Missoula, dove l’avvocato apre un nuovo studio e dove è ambientato In the moon of red ponies. Missoula, vale a dire il luogo dove Burke vive attualmente…

  Cosa porta Babbo Natale ai lettori italiani di Burke? Una buona notizia e una notizia…. a voi giudicare se positiva oppure no. Buona notizia: arriva l’anno nuovo e con lui si avvicina l’edizione italiana di Pegasus descending, attesa per il mese di gennaio. Notizia numero due: Jim cambia ancora editore italiano. Meridiano Zero dopo il prossimo titolo lascia il testimone (con sofferenza del buon Marco…..). A chi? Lascio la cosa ancora nell’ombra…
La speranza, ovviamente, è che il nuovo editore voglia “scommettere” sui libri di questo autore fuori dal comune. Nel frattempo mi sono fiondato in una libreria Feltrinelli international e in un tremendo colpo di fortuna, ho trovato In the moon of red ponies (2004) e me lo sto finendo: probabilmente intorno a Natale scriverò qualche riga, per chi abbia la curiosità di leggerla….

  Eccoci alla seconda (ed ultima) parte dell’intervista con JLB. Nel frattempo – come raccontava lui stesso nella Prima parte – Jim si è trasferito a New Iberia “per l’inverno”. Lo fa da circa dieci anni e “continuerò a farlo finché potrò guidare con tranquillità”. L’intervista è molto “personale”, sia nel senso che gli ho fatto le domande che interessavano a me, sia nel senso che volevo capire qualcosa di lui che non si ritrova già nelle migliaia di interviste che ha rilasciato. Anyway: buona lettura. I commenti sono benvenuti…. 

WALTER GATTI – Come trascorri il tempo quando non scrivi?

JAMES LEE BURKE – Ogni tanto mi impegno sui ferri di uno sport-club per dare a tutti la possibilità di farsi due risate. Inoltre adoro pescare e il Montana in questo senso è un luogo perfetto. Poi trascorro molto tempo curando i miei cavalli e mandando avanti il nostro ranch. Ma soprattutto io e Pearl abbiamo quattro nipoti ed è meraviglioso passare il tempo in loro compagnia.

WG – Ti interessa la politica?
JLB – No, ma sono molto preoccupato per il mio Paese.

WG – In alcune tue interviste hai citato S.Agostino e S.Tommaso: ti interessa la teologia e la filosofia?
JLB – SI, ma non sono ne un teologo, ne un filosofo.

WG – So che sei cattolico…
JLB – Certo, sono un cattolico praticante.

WG – La fede ti ha aiutato ad attraversare gli alti e bassi della vita?
JLB – Si, assolutamente. Credo che la visione Cristiana della vita sia l’unica che funziona per me. Gli altri forse potranno trovare altre vie. La mia è questa…

WG – Puoi dirmi quali sono le figure cristiane a cui più sei affezionato?
JLB – Ero un grande ammiratore di Papa Giovanni XXIII

WG – Hai avuto un passato molto intenso e “movimentato”. Come convivi con la tua storia?
JLB – Io credo che il passato, il presente e il futuro siano un flusso unico, che si comprende nella luce della storia personale di ognuno. Ma noi amiamo e interpretiamo il nostro passato e futuro, solo vivendo il momento presente. Noi siamo ciò che siamo in un dato momento del tempo. Se noi diventiamo persone vere e autentiche nel presente, cambiamo il male del passato e proiettiamo il bene nel futuro nostro e degli altri.

WG – Nella tua visione letteraria: quali sono le differenze tra il tuo personaggio più famoso, Dave Robicheaux, e gli altri detective “storici”, Marlowe e Sam Spade….
JLB – Ti dirò la verità, Walter: non ho mai letto romanzi gialli…

WG – Mi ha sempre colpito il fatto che Dave, a differenza di molti detective della narrativa, non finisce a letto con una qualche svenevole preda ogni cinque minuti….
JLB – Dave ha un profondo rispetto per le donne. Lui vede le sue relazioni sempre come coniugali, come sacramentali…

WG – Un altro aspetto della personalità di Robicheaux: difficilmente “ride”. L’hai creato senza senso dell’umorismo?
JLB – E’ presente in lui più il senso del dramma: Dave vede l’assurdità presente nel mondo. Ho lasciato il senso dell’umorismo al suo compagno Clete Purcel.

WG – In the electric mist sta diventano un film. Apprezzi Tommy Lee Jones nei panni di Robicheaux?

JLB – Tommy Lee ha fatto proprio un buon lavoro dando corpo a Dave. Sono anche convinto che pure Alec Baldwin se la sia cavata bene. Nell’insieme sono soddisfatto di come il cinema ha trattato le mie opere.

WG – Il tuo “secondo” personaggio è il texano Billy Bob Holland: hai piani per nuove storie con lui come protagonista?
JLB – Spero di scrivere più storie ambientate in Texas. Vediamo se riesco a farcela: in effetti l’ho trascurato un po’ negli ultimi anni, ma non è facile “spogliarsi” dalle vicende di Robicheaux….

WG – Ultima, classica, domanda: su cosa stai lavorando ora?
JLB – Sto lavorando ora su un romanzo dal titolo Swan peak, la Cima del cigno. E’ ambientato in Montana. Ho di fronte alcuni mesi di “solo lavoro”, perché devo consegnarlo entro i primi mesi del 2008…

Walter Gatti

PIOGGIA AL NEON

ottobre 14, 2007

   L’apparire di Pioggia al neon in libreria (alcuni anni fa e poi ora che Meridiano Zero l’ha ripubblicato) ci riporta “all’inizio” della vicenda di Dave Robicheaux e dell’opera di James Lee Burke. Il libro è del 1987 (pubblicato negli Usa da Henry Holt & Company). La storia inizia nei giorni che precedono un’esecuzione capitale e termina con una vecchina di colore che sale sul tram e dice “Pioverà a catinelle stasera”. In mezzo ci stanno tante cose: il tentato omicidio del fratello di Dave, Jimmie, le morti brutali di alcuni buoni e di alcuni cattivi, un traffico internazionale d’armi in cui sono coinvolti mafiosi, gangsters, killer e vecchi militari nobili nell’onore, ma senza più bussola morale. In mezzo – tra giovani puttane, junkie e cinema porno – ci stanno i guai del tenente della omicidi di New Orleans, Dave Robicheaux, che nel dipanarsi della vicenda se la vede bruttissima con i fantasmi del suo passato (o presente….) da alcolista e con un collega-amico (Clete Purcel) simpatico, quanto inguaiato personalmente e ambiguo in certe “scelte professionali”. C’è anche qualche raggio di sole, nella vita del tenente, che infatti (a pag. 42) incontra e ama un’assistente sociale, Annie Ballard, “sotto i 30, capelli mossi dal vento e grandi occhi“, che diventerà sua moglie.
Ma in mezzo, nel cuore della storia, tra l’esecuzione nel carcere di Angola e l’epilogo, ci stanno i colori, gli odori, la musica e i sapori di New Orleans, della sua terra, della sua gente. Qui sta la novità assoluta. C’è tanta gente che mangia poor boy, una sorta di maxi panino farcito con insalata, salsa cajun, ostriche e gamberetti. C’è Dave che si mangia beignet al Cafè du Monde (che è un posto abitualmente frequentato da Burke: chi non c’è stato deve provare ad immaginarselo: un locale di metà Ottocento, in legno e ghisa, tutto verde e giallo, con le poltroncine in pelle blu e rossa; è stato ri-sistemato dopo Katrina). C’è tanto blues (come ha scritto Marco Denti nel magnifico pezzo da noi pubblicato) e ci sono tante riflessioni-blues. C’è anche tanta “presenza religiosa”: Dave è cattolico e tra una sbronza e un omicidio tenta di affidare la sua anima a Dio. C’è tanta vita, tanta realtà, tanto sguardo partecipato alle cose. Si seguono le pagine e “si vive New Orleans e la Louisiana” così come Simenon faceva vivere Parigi.
In tutto questo dispiegarsi di vita e letteratura, Robicheaux nasce come personaggio, mentre James Lee Burke nasce come autore (anche se ha già pubblicato sei titoli). La letteratura “non di genere” ha trovato un nuovo autore da seguire. Gli appassionati del noir hanno un nuovo personaggio da seguire. Questo accadeva nell’87. Ri-leggere oggi Pioggia al neon oppure leggerlo per la prima volta conferma la grandezza dell’esordio. Non è un giallo. Non è un noir. E’ un ROMANZO. La differenza non sto a spiegarla….